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La mafia come oggetto narrativo

Lunedì 12 marzo alle 16:30, nell'auditorium “Giancarlo De Carlo” del Monastero dei Benedettini, secondo incontro del laboratorio d'ateneo “Mafia e antimafia: storia, legislazione e attualità”

Lunedì 12 marzo alle 16:30, nell'auditorium “Giancarlo De Carlo” del Monastero dei Benedettini, si svolge il secondo incontro del laboratorio d'ateneo “Mafia e antimafia: storia, legislazione e attualità”, organizzato nell'ambito della più ampia iniziativa intitolata alla memoria di Giambattista Scidà "Territorio, ambiente e mafie".

L'incontro, coordinato dal prof. Alessandro De Filippo, sarà incentrato sul tema "La mafia come oggetto narrativo". La mafia raccontata e rappresentata al cinema e in televisione obbedisce a un immaginario semplificante, reiterato in maniera sempre uguale, obbediente a un regime percettivo immutabile. È lo scontro del bene contro il male, in cui la figura del portatore d’ordine diventa santino dell'antimafia, effigie esausta e inutile, inefficace per coinvolgimento empatico ed estranea al mondo degli uomini. Un’agiografia fine a se stessa che sistematicamente allontana la partecipazione degli spettatori a prese di coscienza e azioni civili.

Poi c'è il fascino per il criminale, che ha radici lunghe e floride nella storia del cinema e della televisione, da "Scarface" a "Blow", da "The Godfather" a "The Untouchables", da "Il giorno della civetta" a "Il capo dei capi". Il pubblico resta irretito dal boss, dal capomafia, dalla crudeltà creativa di chi sembra battersi per la libertà contro uno Stato oppressivo.

Questo è il pericoloso storytelling che intendiamo smontare, comprendere appieno e infine superare.

(12 marzo 2018)

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