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La democrazia del narcisismo

Giovedì 30 maggio alle 16, nell'aula magna di Palazzo Pedagaggi (Dsps), lezione aperta del prof. Giovanni Orsina su democrazia e populismo. Venerdì 31, tavola rotonda al Disum

Giovedì 30 maggio alle 16, nell'aula magna di Palazzo Pedagaggi (Dipartimento di Scienze politiche e sociali, via Vittorio Emanuele II, 49), Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, terrà una lezione aperta sui temi affrontati nel suo ultimo libro "La democrazia del narcisismo", organizzata nell'ambito delle attività previste dalla cattedra di Storia delle dottrine politiche.

Dopo i saluti istituzionali del direttore del Dsps, Giuseppe Vecchio, discuteranno con l'autore Salvatore Adorno, docente di Storia contemporanea al Disum, Giorgia Costanzo e Stefania Mazzone, docenti di storia delle dottrine politiche al Dsps, Pinella Di Gregorio, docente di storia contemporanea al Dsps, Marco Mazzone, docente di filosofia e teoria dei linguaggi al Disum, Guido Nicolosi, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi al Dsps, e Stefania Panebianco docente di scienza politica al Dsps.

L'indomani, venerdì 31 maggio alle 10, Giovanni Orsina, sarà ospite al Dipartimento di Scienze umanistiche, per partecipare, insieme all'on. Marco Follini, alla tavola rotonda sul tema "Politica ed emozioni nell’età del narcisismo".

Il libro

Fino a pochi anni fa l’ascesa del populismo veniva interpretata quasi esclusivamente alla luce della crisi finanziaria. Ma se l’economia è tornata a crescere e il peggio sembra passato, perché i cosiddetti "partiti del risentimento" continuano a raccogliere consensi? Siamo forse di fronte all'epilogo di una storia che ha origini più profonde? Giovanni Orsina cerca queste origini all'interno della democrazia, ragionando sul conflitto tra politica e cittadini che ha segnato gli ultimi cento anni. Se alcune fasi di quel rapporto – il connubio inedito tra massa e potere a partire dagli anni trenta, la cesura libertaria del Sessantotto – sono comuni a tutto l’Occidente, Orsina individua la particolarità del caso italiano nella stagione di Tangentopoli. Il sacrificio simbolico di un’intera classe di governo conclude la repubblica dei partiti e allo stesso tempo inaugura un venticinquennio di antipolitica. Con la quale tutti hanno dovuto fare i conti – Berlusconi, Renzi, Grillo, i postcomunisti, la Lega –, ma della quale nessuno è riuscito a correggere o contenere le conseguenze nefaste.

(30 maggio 2019)

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