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Inis Mor

È visitabile da lunedì 20 a sabato 25 aprile (Corridoio dell'Orologio del Monastero dei Benedettini, II piano), la mostra dell’artista irlandese Jane Proctor
La locandina

Sarà visitabile a partire da lunedì 20 aprile, nel Corridoio dell'Orologio del Monastero dei Benedettini (II piano), la mostra dell’artista irlandese Jane Proctor dal titolo Inis Mor, la più grande delle Isole Aran, al largo della costa occidentale irlandese.

La mostra, che rientra nell'ambito di un intenso scambio culturale tra l’Università di Maynooth, ad appena a 15 chilometri da Dublino, e la facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Catania, rimarrà aperta fino a sabato 25 aprile (visitabile nei giorni e negli orari di apertura del Monastero dei Benedettini).

«Ho visitato molti posti bellissimi nel mondo - spiega l'artista - ma nessun luogo mi trasmette un tale senso di antica appartenenza come Inis Mor. I miei quadri sono poemi a questo luogo speciale di roccia e mare. Spero che racchiudano un po’ della musica e del silenzio di Inis More».

Jane Proctor si è laureata al National College of Art and Design di Dublino. Ha studiato arte grafica e copia di belle arti. Nel 1998 è stata invitata dalla Ballinglen Arts Foundation a lavorare e contribuire alla loro collezione. Ha esposto in Irlanda, Usa, Inghilterra e Olanda e attualmente insegna allo Stillorgan College of Further Education di Dublino.

Jane Proctor usa uno speciale stile di pittura con inchiostro indiano che stabilisce figure ritmiche e ripetitive. L'artista descrive le sue immagini “musicali più che pittoriche”, evocative di particolari stati d’animo che si fondono con un paesaggio brullo, punteggiato di esseri o con vaste estensioni d’acqua, dove all’orizzonte si profila l’isola dell’esistenza umana. La sua arte a volte rassomiglia ai “disegni automatici” dei surrealisti, che riproducono stati dell’inconscio.
Molti dei suoi lavori si possono rapportare a questo paesaggio esistenziale dove la vicenda umana affronta le sue sfide di vivere.

Anche se la sua arte è essenzialmente astratta, essa implicitamente è un commento sulla tradizione del paesaggio (“la terra” irlandese) o sulla “irlandesità”, soggetta per secoli a dominazione straniera e adesso pulsante di nuova vitalità. Da una parte Jane Proctor è dominata dalla spazio-temporalità illimitata e indefinita, che cerca di assoggettare alle “sue” forme, dall’altra la stessa pittrice irlandese è frutto di una identità nazionale che da economia agricola si è lanciata nella sfera della ricchezza informatica, fatta di segni e figure, tramite i quali Jane Proctor dà nuovi significati alla stessa terra.

I quadri di Jane Proctor, disegnati alcuni in bianco e nero con inchiostro indiano su carta giapponese, altri in acquarello, riflettono un’esperienza sensoriale molto ricca, senza utilizzare le classiche immagini di verdi distese, mari blu e scogliere scoscese che popolano tante pitture irlandesi.

(20 aprile 2009)

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